Il caso Spotlight: davvero il miglior film del 2016?

THE MOVIE SPOTLIGHT

Rubrica Art&Culture by Creta Ornis

Sono lontani i tempi della Santa Inquisizione, quando la Chiesa, forte della propria supremazia, processava, torturava e addirittura uccideva eretici, streghe e chiunque osasse esprimere opinioni diverse da quelle che Lei imponeva alla collettività. Siamo così tanto lontani da quei tempi che, ora accade persino il contrario, e cioè che, sempre più spesso, sia la Chiesa a essere oggetto di indagini e processi. Lo vediamo nella realtà e anche al cinema, in questi giorni.

E’ infatti uscito nelle sale cinematografiche italiane il film “Il caso Spotlight”, osannato come uno dei migliori film del 2016, candidato a ben 6 premi Oscar (tra cui Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Sceneggiatura Originale e Miglior Montaggio).

La pellicola mette in scena l’indagine investigativa che i giornalisti del Boston Globe condussero realmente nel 2002 contro “preti che usano il collarino per violentare”, indagine che valse a quei giornalisti il premio Pulitzer nel 2003 per il Servizio Pubblico. Il film, scritto e diretto da Tom McCarthy, inizia nel 2001, quando alla direzione del giornale subentra un nuovo direttore, ebreo, il quale vuol portare sotto i ‘riflettori’( è questo il significato del termine “Spotlight”) le molestie sui minori perpetrate da parte di rispettabili membri del clero che, da decenni, venivano insabbiate da avvocati che avevano trasformato la tragedia in una miniera d’oro. Come? Le vittime ricevevano un risarcimento per gli abusi subiti ma in cambio firmavano un accordo di riservatezza. Nulla trapelava sui giornali o nelle aule di giustizia! E i predatori? La Chiesa si limitava a spostarli da un posto all’altro con diverse motivazioni: congedo, malattia, aspettativa,procedura d’emergenza. Grazie al team di giornalisti di Spotlight, questo “sistema” venne portato alla luce e lo scandalo si estese a macchia d’olio, fino a coinvolgere 249 preti nella sola Boston e 1000 “sopravvissuti”, termine con il quale si indicano, nel film, i bimbi vittime di molestie, non morti suicidi o per aver cercato rifugio in una bottiglia o in una siringa.

A dare volto ai giornalisti, un team stellare: Mark Ruffalo (candidato al Premio Oscar come Miglior Attore non Protagonista), Michael Keaton, RachelMcAdamsRachel McAdams (candidata come Miglior Attrice non Protagonista) e Stanley Tucci, che interpreta in ruolo di un avvocato integerrimo che la Curia vorrebbe far radiare. Tra i giornalisti, nessuno spicca, lavorano tutti, fianco a fianco, con grande sinergia, ma spetta a Mark Ruffalo recitare, in un momento di grande tensione, le battute che racchiudono il senso dell’intero film: “Poteva capitare a me, a te, poteva essere ognuno di noi. Dobbiamo inchiodarli! Dobbiamo dimostrare che nessuno può fare questo e farla franca: né un prete, un cardinale e nemmeno il papa”. Il regista ha scelto di raccontare la storia in modo estremamente politically correct: prove, interviste, telefonate e riunioni sono le sole armi ingaggiate nella dura lotta contro la Chiesa e il suo potere secolare. Senza veemenza, senza pathos, senza drammi. Forse si prova pure a spiegare la causa degli abusi con l’innaturale voto di castità imposto al clero, voto che solo il 50% d’esso riesce davvero a rispettare. I momenti più coinvolgenti restano i racconti (ancora una volta, l’arma è la parola )delle vittime degli abusi, che spiegano come tutto era iniziato: “Se un prete ti presta attenzione ti fa sentire speciale..e poi in trappola”, “Lui non pregava per me. Lui mi predava”,“Come puoi dire no a Dio?”

 

Il regista ha scelto di raccontare la storia in modo estremamente politically correct

Ma l’introspezione psicologica nelle menti delle vittime non fa parte della storia; e alla fine, anche il rapporto uomo Dio è salvo. Queste le parole di uno dei “sopravvissuti”: “La Chiesa è un’istituzione. E’ fatta di uomini. E’ transitoria. La mia fede sta nell’eterno. Cerco di separare le due cose”. Insomma, niente torture, processi e manovre contro la Chiesa. Il regista fa di tutto per non intraprendere nessuna Santa Inquisizione,che i tempi sono ormai mutati.

 

Lascia un commento