Il rito del tè

Rubrica Art&Culture by Creta Ornis

Avete mai invitato qualcuno per un tè? A me è capitato, e in generale, tra i miei amici le reazioni non sono state entusiastiche.

Sarà che bere il tè, per noi italiani, è considerato un gesto quotidiano, una abitudine reiterata, nulla di speciale. Ma uno degli aspetti più sorprendenti dell’esistenza umana è la constatazione che, a volte, una cosa che abbiamo sempre fatto, d’improvviso, ci può apparire, totalmente nuova, diversa, quasi come se ci trovassimo a viverla per la prima volta o a vederla con gli occhi di un bambino. E’ ciò può accadere per le cose più disparate, come, ad esempio, partecipare ad un ‘afternoon tea’ a Londra, esperienza che ogni italiano in Inghilterra dovrebbe fare, perché in determinati contesti e con la giusta compagnia, sorseggiare questa bevanda è solo un pretesto per evadere dalla realtà e vivere per qualche ora nell’epoca vittoriana.

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Lasciate che vi racconti come tutto cominciò. Il tè fa parte della cultura inglese dal 1650 circa, quando iniziarono le importazioni dall’India e dalla Cina di una delle bevande più consumate al mondo (la terza, per la precisione, dopo acqua e Coca Cola). All’inizio, il suo prezzo era così elevato che solo i nobili potevano permettersela. Trascorsero alcuni secoli.

Era il Luglio del 1840 e Anna, settima duchessa di Bedford, si trovava nella sua residenza estiva: l’imponente Belvoir Caste (utilizzato come location per programmi televisivi e film, tra cui “Il codice da Vinci”). Nonostante la dimora fosse immersa nella quiete e nel silenzio, interrotti solo dal cinguettio degli uccelli, la nobildonna non aveva pace. Non riusciva a riposare, vittima di “un sentimento che affonda”, che la attanagliava verso le 16 del pomeriggio. Tra il leggero pranzo, consumato troppo presto e la cena, servita dopo le 21, c’era un lasso di tempo che, ad Anna, sembrava interminabile. Da sola, in camera sua, Anna alleviò il suo malessere con tè, pasticcini prelibati, burro e marmellata. Sappiamo bene che una gioia non è tale se non si ha qualcuno con cui condividerla, e fu così anche per la duchessa. Quando gli amici più cari la scoprirono, non la derisero, come lei pensava, ma si unirono a lei e si innamorarono talmente tanto della pratica che, Anna la portò con sé anche a Londra. L’afternoon tea era così alla moda che vennero creati degli abiti che le nobildonne potessero indossare per quella specifica occasione mondana.

E’ passato molto tempo da allora, ma il rito del tè in Inghilterra non è cambiato, ed è proprio questo il suo fascino. Recarsi al Ritz, in Piccadilly, con l’abbigliamento adatto (proibiti jeans e scarpe sportive), magari non è alla portata di tutti, ma Londra è davvero invasa da hotel, ristoranti e tea room che consentono a chiunque di fare questa splendida esperienza.

La prima cosa da fare sarà scegliere, dal menù, l’infuso preferito. Tra i più celebri, ricordiamo Earl Grey e il Darjeeling, il preferito della duchessa Anna. Ogni partecipante avrà la sua teiera, dalla quale potrà versare più e più volte l’infuso in una tazza, di finissima porcellana, spesso Royal Albert o Wedgwood, le posate d’argento, le zollette di zucchero e il latte per accompagnare il tè. Il latte andrebbe sempre messo prima del tè, solo un goccio, sul fondo della tazzina per impedire al liquido scuro e bollente di incrinare e macchiare la delicata porcellana.
Arriverà poi la tipica alzatina a tre piani, dove troveremo le stesse cose che una nobildonna menzionò nei suoi inviti nel 1861: “il tè con pane e burro, qualche bazzecola e piccole torte di frutta”. Gli sfizi salati vanno in basso, quelli neutri nel ripiano intermedio e in alto i dolci. I tramezzini vengono ora preparati in modi originalissimi, ma secondo la tradizione, devono sempre essere leggeri e con un ripieno sottile. Ci saranno di certo i cucumber sandwiches, menzionati anche da Oscar Wilde ne “L’Importanza di chiamarsi Ernesto”: fette di pancarré condite con burro, cetriolo a fette e pepe nero.
Nel ripiano intermedio dell’alzatina non potranno di certo mancare gli scones, a metà tra panini e dolcetti, che la duchessa Anna di Bedford gustava già nel 1840, che si possono preparare in un’infinita varietà di modi, dolci o salati e provengono della Scozia. Di forma generalmente rotonda, vengono serviti con marmellata di fragole e clotted cream, una deliziosa crema a metà tra burro e panna montata, molto densa, ad alto contenuto di calorie e felicità. Provare per credere!

Tra i dolci, avrete sicuramente l’imbarazzo della scelta tra muffin, biscotti e torte alte, morbide, al cioccolato, alla frutta ma, tra tutte, ricordiamo la preferita della regina Vittoria, la squisita Victoria Sponge Cake. Si narra che appena incoronata, all’età di 18 anni, la regina chiese come prima cosa una tazza di tè, che prima le era proibito bere, perché era troppo prezioso per essere sprecato e che ella amasse accompagnare il tè con una torta a base di un sostanzioso pan di Spagna, farcito nel mezzo di crema al burro e marmellata di fragole o lamponi.

Si resta seduti a bere, ad assaggiare le varie leccornie, a chiacchierare e ridere finchè non ci si rende conto che sono passate, leggiadre eppur indelebili, le ore pomeridiane.

Ricordatevi di tutto questo la prossima volta che vi inviteranno a prendere un tè o che andrete in Inghilterra. In una tazza di tè c’è molto più di una bevanda calda; c’è il gusto per l’evasione, la convivialità dell’amicizia e la sensazione di poter entrare a far parte di una passato opulento, magnifico, regale, dove il tempo si conta in ore e non in minuti e lo stress non è stato ancora inventato!

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